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L'uomo e la valle

Lo sfruttamento delle risorse

Lo sfruttamento delle risorse idriche

Image by Eugene

Produzione di energia

Oggi quando si pensa all'energia dell'acqua, la mente corre alle centrali idroelettriche, ma la forza dell'acqua è stata sfruttata dall'uomo per secoli per i più diversi usi

Dal punto di vista fisico, in tutti i casi si tratta di sfruttare l'energia potenziale gravitazionale posseduta da una certa massa d'acqua che viene convertita in energia cinetica quando questa cade per una certa altezza e che può essere convertita in energia meccanica da appositi dispositivi, come la ruota del mulino per macinare il grano o l'alternatore della centrale idroelettrica per produrre energia elettrica.

Come osserva Luigi Dodi nel suo "Paesi della valle Brembana", i centri maggiori si trovano in riva ai fiumi per l'originaria utilizzazione dell'acqua come forza motrice. Ad ogni confluenza di corsi d'acqua corrisponde, salvo rare eccezioni, un paese. Lo sbocco di una valle nell'altra e quindi l'incontro di due strade, di due traffici, di due correnti di vita, sono sempre state le cause determinanti dei primitivi insediamenti. 

Dalla consultazione del Catastino e delle mappe del Catasto Lombardo-Veneto del 1853 (ASBg) risultano esistere, sul territorio comunale di Oltre il Colle 

n. 3 Mulini da grano ad acqua con casa;

n. 2 Fucine da ferro con soffiatojo ad acqua;

n. 1 Fucina da ferro con soffiatojo ad acqua con pista da orzo ad acqua con casa colonica;

n. 3 Magli da ferro ad acqua;

n. 1 Mulino a pila da grano ad acqua con casa;

n. 2 Sega da legnami ad acqua;

n. 1 Pista da orzo ad acqua;

n. 2 Mulini da grano ad acqua

e dallo stesso catasto risulta, nel comune di Dossena

n. 1 Mulino da grano ad acqua con porzione di casa al piano terreno e ai superiori.

n. 3 Mulini da grano ad acqua con casa.

n. 1 Mulino da grano ad acqua con casa al piano terreno.

n. 2 Sega da legname ad acqua con casa.

n. 1 Fucina da ferro ad acqua con casa.

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Da questi dati appare evidente l'importanza delle risorse idriche sia per la trasformazione del grano in farina, e quindi alla produzione del pane, sia per le attività produttive, come la lavorazione del ferro e del legname.

Acque minerali e curative

L'acqua è un componente fondamentale dell'alimentazione umana, ma riveste anche una notevole importanza sul piano simbolico. Fin dai tempi remoti esistono sorgenti sacre alle cui acque, per diversi motivi, venivano artribuite proprietà particolari.

Nella Lustrazione Territoriale del 1884 del Comune di Oltre il Colle viene menzionato uno Stabilimento idroterapico; verso la fine dell'800 infatti diviene infatti di moda l'idroterapia cioè le cure che sfruttano le proprietà fisiche dell'acqua, sia essa di fonte che minerale.

Le proprietà medicamentose, o presunte tali, della acque peraltro erano già citate per esempio da Maironi Da Ponte nel suo "Dizionario odeporico ossia storico-politico-naturale della provincia di Bergamo" del 1820:

Vi è pure un'altra contrada nei prati di Parina lontana due ore dal villaggio, dove il parroco ha eretto a proprie spese un piccol oratorio per somministrare i sacramenti nelle occorrenze a què poveri mandriani e carbonaj. In questo territorio al sud-est della chiesa sgorga un'acqua copisa cenericcia denominata del Drago, quale voglio alcuni medici che sia minerale, e che il suo specifico sia quello di sgombrar lo stomaco, e ridonar l'appetito. In fianco alla contrada dè Palaxzzini vi è una cava di bel marmo nero; ed un'altra di color variato in fondo alla valle di Parina .(MAIRONI DA PONTE, 1820, vol. II, pp. 200-201)

e anche lo Strafforello nel 1898 cita l'Acqua del Drago nel suo testo "La Patria - Geografia dell'Italia"

 

"Si trova questo comune nell'alta valle Serina, chiuso fra i monti Alben, di Zambla, del Pizzo d'Arera, di Menna e dei Castelli, cimetutte assai elevate sul livello del mare. La sede del comune è nella frazione di San Bartolomeo ; le altre frazioni sono Zambla e Zorzone. La maggior ricchezza di questo comune è data dagli estesi pascoli che ne 92 formano quasi due terzi del suo territorio, dal che ne trae grande incremento l'allevamento del bestiame e la produzione dei latticini, il cui commercio costituisce il massimo reddito di queste popolazioni. Nel territorio di questo comune, e più precisamente nella frazione di San Bartolomeo, si trova una sorgente d'acqua minerale fangosa color cinereo, che ha proprietà terapeutiche nelle ostruzioni, idropisia, clorosi: è detta l'Acqua del Drago ed ha principii salini e ferruginosi, usati per bagni e bevanda, in uno stabilimento capace d'un centinaio di persone." (STRAFFORELLO, 1898, pp. 159-160).
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Ogni sorgente o insieme di sorgenti è strettamente legata ad un serbatoio o formazione idrogeologica che condiziona pertanto sia lo stoccaggio dell'acqua sotterranea che le modalità di liberazione. La circolazione dell'acqua sotterranea è orientata, in linea generale, dalla forza di gravità, ma è nel contempo strettamente correlata alla forma, dimensione, frequenza delle cavità intercomunicanti che attraversano le rocce rendendole permeabili. Il bacino idrogeologico rappresenta, dunque, la trama solida della struttura dell'acquifero e si caratterizza per la morfologia, l'interconnessione e la genesi dei vuoti e per le caratteristiche geochimiche; i primi assicurano la continuità del mezzo acquifero, le seconde condizionano la qualità dell'acqua.

Elementi caratterizzanti le acque sorgive sono la temperatura e la portata. Di norma la temperatura media dell'acqua sorgiva si avvicina a quella media annua dell'aria ed è tanto più uniforme (come osserva Desio «nessuna sorgente ha temperatura assolutamente costante») quanto più profondo è il percorso sotterraneo dell'acqua. Il fatto poi che una sorgente non risenta delle oscillazioni termiche giornaliere, che si manifestano sino a pochi metri di profondità nel terreno, indica che le acque della sorgente non si mescolano con acque superficiali. 

La portata, cioè la quantità d'acqua erogata nell'unità di tempo, dipende dalla portata utile della falda acquifera sottesa dalla sorgente, nonché dal serbatoio sotterraneo dal quale la sorgente riceve alimento. La portata di una sorgente varia secondo le stagioni; pertanto è di grande interesse pratico conoscere le sue variazioni (regime idrologico della sorgente). Un regime relativamente costante è fra le condizioni ottimali per il suo sfruttamento.

La variabilità della curva di efflusso di una sorgente, quando assuma periodicità regolare e costante, può fornire utili indicazioni sulla forma del serbatoio d'acqua sotterraneo e sul collegamento dello stesso alla bocca di erogazione. È il caso, a titolo di esempio, di alcune sorgenti della Valle Imagna già segnalate nel 1825 da Maironi da Ponte e studiate da Zambelli nel 1978. 

Il territorio bergamasco è ricco di manifestazioni sorgentizie (anche se quelle con portate significative sono in numero esiguo) a causa di un afflusso meteorico abbastanza elevato e di una costituzione geologica favorevole, anche per zone molto estese, all'immagazzinamento delle acque di infiltrazione. La ricchezza di riserve idriche attirò l'interesse della confinante provincia milanese che, nell'Ottocento, valutò l'opportunità di captare le manifestazioni idriche della Goggia e di altre a nord di Camerata Cornello, proprio in Val Brembana, allo scopo di addurle a Milano.

Image by Leo Rivas
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LA PRODUZIONE DI  CARBONE DI LEGNA

Il carbone di legna è un combustibile prodotto dal processo di carbonizzazione della legna che viene effettuato riscaldando le legna ad alta temperatura in carenza di ossigeno.

La scarsità di ossigeno impedisce alla legna di bruciare completamente ma ne consente la carbonizzazione, cioè la rimozione di tutti gli altri elementi eccetto il carbonio, che rimane sotto forma di carbone di legna.

La produzione di carbone di legno veniva fatto nelle carbonaie ed era un processo che richiedeva molta esperienza per ottimizzare il rendimento della carbonaia.

La catasta di legna (di circa 5 - 6 m di diametro) doveva essere posata su una piazzola piana e circolare. Al centro veniva costruito il camino "a castelletto", su cui si poggiavano i pezzi di tronco, raramente spaccati, dai più grandi ai più piccoli verso l'esterno. Una volta ultimata la catasta, tutti gli interstizi venivano riempiti di legnetti più piccoli , poi si procedeva con il rivestimento: un primo strato di foglie secche, ed uno strato più esterno di terra o zolle avevano lo scopo di impedire all'aria di alimentare il fuoco, in quanto la legna non doveva bruciare, ma subire una lenta combustione in assenza di fiamme. (citato da Sito delle Aree Protette Alpi Cozie)

Image by J Yeo

L'ESTRAZIONE MINERARIA

La capacità di riconoscere i caratteri potenzialmente utili presenti nelle pietre era sviluppatissima nei nostri più lontani antenati che sceglievano accuratamente i materiali con cui realizzare utensili e oggetti come lame, asce, punte di freccia, mazze, macine, monili, ecc.

 

Poi scoprendo la fusione dei metalli si è scatenata la ricerca dei minerali da cui ricavare questa importante risorsa che ha contrassegnato una forte accelerazione nel dominio sulla natura.

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La terra bergamasca e in particolare la parte montuosa è stata individuata già a partire da circa 10.000 anni or sono come area di approvvigionamento di materie prime per la nascente metallurgia.

Le mineralizzazioni sono presenti in ben definiti contesti geologici.

Per i minerali di ferro (che in un primo tempo sono stati sfruttati per le piccole presenze di rame) le formazioni che le contengono sono: le rocce vulcano-sedimentarie della Formazione di Collio, i depositi detritici continentali del Verrucano Lombardo ed i sedimenti marini della Formazione del Servino.

 

Le mineralizzazioni sono di due tipi: 

  • sotto forma di Filoni, deposti entro fratture molto tempo dopo la sedimentazione delle rocce che li contengono, da soluzioni acquose termali in grado di mobilizzare gli elementi da grandi volumi di rocce e rideporli in concentrazioni maggiori in piccoli ammassi. I filoni di siderite raggiungono la potenza anche di alcuni metri e sono impostati lungo campi di fratture distensive che interessano i terreni del basamento cristallino;

  • in corpi lenticolari strato-concordanti depostisi contemporaneamente alle rocce che li contengono come si riscontra principalmente nel Servino che sono quelli volumetricamente di dimensioni più rilevanti.

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Nei secoli scorsi e in certi casi a non molti anni fa le mineralizzazioni a piombo e zinco, in stretta associazione con fluorite e barite che interessano rocce di età triassica, sono state oggetto di coltivazione ed hanno avuto un notevole interesse anche a scala nazionale. Il graduale esaurimento dei giacimenti, connesso a difficoltà di mercato e, in certi casi, anche a interferenze con esigenze ambientali locali, hanno portato all'abbandono dell'attività estrattiva (Miniere di Paglio, Val Vedra, Parina-Arera, Valtorta).

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I minerali caratteristici sono la blenda e la galena (solfuri di zinco e piombo rispettivamente) in proporzioni di 5 a 1; i minerali secondari o di ossidazione quali le calamine, idrozincite, smithsonite, associati a minerali accessori come solfosali di rame, antimonio, arsenico e greenockite. Dominante è l'associazione con fluorite e barite che localmente possono essere prevalenti e dar luogo a mineralizzazioni a sé stanti con tenori anche del 60 % circa (Paglio, Pignolino, Dossena, Camissinone). 

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Le mineralizzazioni più importanti hanno spiccato legame con un certo periodo e con un particolare livello della sequenza stratigrafica locale; infatti, si collocano al passaggio fra il Ladinico e il Carnico e si addensano al limite fra le facies di piattaforma carbonatica e le facies di delta-laguna (Calcare Metallifero Bergamasco). La geometria e le dimensioni di queste mineralizzazioni sono varie; si passa da mineralizzazioni di tipo stratiforme, a quelle di tipo colonnare e filoniforme estese per centinai di metri, con spessori da pochi metri a oltre dieci.

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Molto fiorente, ancor oggi, invece, è l'attività estrattiva connessa allo sfruttamento delle marne e dei calcari marnosi, degli inerti da costruzione, delle pietre ornamentali e da costruzione, con produzioni superiori ai fabbisogni regionali.

In particolare si ricordano il distretto di Sedrina e del M. Albenza per la pietra da cemento, il comprensorio San Giovanni Bianco-Camerata Cornello per lo sfruttamento del Calcare Rosso e dell' "Arabescato Orobico", l'alta valle per la produzione delle ardesie e dei porfiroidi (Branzi-Valleve), i distretti di Dossena e Santa Brigida-Averara per il gesso. 

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Proprio a Dossena vi è una grande concentrazione di lenti evaporitiche, che appartengono stratigraficamente alla F. di San Giovanni Bianco. Sono state oggetto sin dalla fine della seconda guerra mondiale ad intensa attività estrattiva, sia per il gesso, ma soprattutto per l'anidrite. Anche i gessi di Santa Brigida appartengono alle lenti evaporitiche incluse entro la Formazione di San Giovanni Bianco.


Lo storico Maironi Da Ponte cita nel suo "Dizionario odeporico ossia storico-politico-naturale della provincia di Bergamo" del 1820 la cava di marmo che è ancora attiva nella zona orientale della Val Parina

"In fianco alla contrada dè Palaxzzini vi è una cava di bel marmo nero; ed un'altra di color variato in fondo alla valle di Parina"
( MAIRONI DA PONTE, 1820, vol. II, pp. 200-201).


Anche lo Strafforello nel 1898 cita le attività estrattive nel comune di Oltre il Colle nel suo testo "La Patria. Geografia dell'Italia"

"Altre particolarità del comune sono le miniere di calamina e di piombo argentifero e diversi giacimenti di marmo nero e ariegato, in qualche parte lavorato, ma che più ancora lo sarebbero ove non ostassero le difficoltà ed il costo del trasporto"
(STRAFFORELLO, 1898, pp. 159-160).
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