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GLI INVERTEBRATI
Consistenza numerica e biomassa

La fauna invertebrata rappresenta la componente principale delle zoocenosi di tutti gli ambienti presenti in Italia sia come numero di specie sia come biomassa.Di tutti gli esseri viventi sulla Terra, gli Invertebrati rappresentano infatti di gran lunga il gruppo non solo più numeroso ma anche quello con la maggiore biomassa. Gli invertebrati costituiscono nel loro insieme un raggruppamento molto eterogeneo comprendente diversi phyla e tra questi, quello degli artropodi costituisce indubbiamente il più ampio contando 45.888 specie. La maggior parte delle specie degli Artropodi peraltro appartiene alla classe degli Insetti (oltre 37.303).

Grafico delle specie viventi

Si stima che attualmente le specie di Insetti descritte e catalogate dalla scienza siano oltre 950.000, cioè più del 50% di tutte le specie animali e vegetali messe insieme. Questo dato diventa ancor più sbalorditivo se si tiene conto che gli Insetti da soli costituiscono il 70% di tutte le specie animali e che probabilmente siano almeno 10.000.000 (dieci milioni) le specie di Insetti oggi viventi sulla Terra e non ancora descritte.

consistenza numerica delle specie di Insetti e di altri gruppi animali

Questo grafico mostra la consistenza numerica delle specie di Insetti e di altri gruppi animali

In Italia sono presenti, secondo la Checklist delle specie della fauna italiana (Stoch et Minelli, 2004), 57.648 specie animali e di queste il 97,8% (56.213) sono invertebrati.

La diversità faunistica dell'Italia, come evidenziato da Ruffo & Stoch (2005), è particolarmente elevata tale da collocarla ai primi posti in Europa.

Anche ad una scala territoriale minore ci troviamo di fronte a cifre di rilievo per quanto riguarda il numero di specie di invertebrati presenti. Per la sola Italia settentrionale sono state enumerate nella Checklist ben 35.581 specie (Minelli et al., 2005), limitandoci alla sola Lombardia i dati (tab. 1) riportati in un recente Atlante degli invertebrati (AA.VV., 2008) pur limitati a pochi gruppi di artropodi, permettono di crearsi un'idea della consistenza dell'artropodofauna Lombarda.

Applicando la percentuale media riscontrata nell'atlante al numero complessivo di invertebrati riportati dalla Checklist (Stoch, 2003-2004) otteniamo una cifra di oltre 15.000 specie presenti ipoteticamente nel territorio lombardo.

Le Prealpi centrali rappresentano inoltre un'area di particolare interesse per quanto riguarda la ricchezza di specie e per la presenza di specie rare o a distribuzione ristretta. Esse rappresentano vero e proprio un "hot spot" della biodiversità. 

Libellula

INSETTI ED ENDEMISMI

La conservazione della biodiversità è uno degli obbiettivi della "Convenzione sulla diversità biologica" sottoscritta dall'Italia a Rio de Janeiro nel 1992 e ratificata nel 1994. Purtroppo la perdita di diversità biologica continua ad avvenire in ogni parte del mondo e sta ottenendo sempre di più rilievo politico a livello globale, regionale e nazionale.

Una delle modalità di misura della biodiversità è la ricchezza di specie che, come già evidenziato, nel panorama faunistico nazionale risulta molto elevata, anche a scala locale ed in gran parte legata agli invertebrati.

La conoscenza della ricchezza specifica di un'area è però difficilmente realizzabile in modo completo e solo dopo molti anni di ricerche ed il coinvolgimento di numerosi esperti si ha la possibilità di avere un quadro soddisfacente della diversità faunistica di un territorio.

Il numero di specie, inoltre, non è di per sé particolarmente importante per pianificare le misure di conservazione della biodiversità per le quali è necessario individuare anche altri criteri quali per esempio l'endemicità o la rarità delle specie esaminate (Stoch, 2005).

Sono considerati endemiti quei taxa il cui areale di distribuzione è limitato a porzioni di territorio più o meno vaste ma mai di dimensioni continentali. La conoscenza degli endemiti riveste un ruolo fondamentale per la comprensione delle vicende storiche che hanno portato alla formazione della fauna di una regione.

È bene ricordare che la fauna di un territorio non ha una struttura fissa ma è il risultato di un complesso di eventi storici, paleogeografici, paleoclimatici e di processi evolutivi in situ che è in continua trasformazione, anche a causa della comparsa di specie alloctone, non originarie del territorio considerato, e che fanno la loro comparsa a seguito di interventi antropici.

Pseudoboldoria gratiae Monguzzi, 1984

Descrizione: Monguzzi R., 1984 - Diagnosi preliminare di una nuova specie di Boldoria Jeannel (Coleoptera Catopidae Bathysciinae). G. Int. Ent. 2(6): 7-12.

Locus Typicus: Lombardia - Bergamo, Oltre il Colle, Val Parina, canalone sulle pendici settentrionali dell'Alben m 1100.

Distribuzione: Prealpi Bergamasche: massicci dell'Alben e dell'Arera.

Identificazione: genere endemico delle Prealpi Lombarde, comprende 14 specie con distribuzioni molto ristrette. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla chiavi di Vailati (1988) ed al confronto con esemplari già determinati da specialisti.

Habitat, Ecologia: specie saprofaga raccolta in svariati ambienti: grotte, spesso superficiali, miniere, ma anche in ambienti endogei (Vailati, 1988).

Distribuzione nel Parco: nel settore brembano del territorio del Parco delle Orobie è segnalata nella zona di Oltre il Colle di: Oltre il Colle - Val Parina, canalone sulle pendici settentrionali dell'Alben m 1100 (Monguzzi, 1984); Oltre il Colle - grotta Büs de la Rasga 3529 Lo m 1260, Oltre il Colle - Val Parina, faggeta m 1100 (Vailati, 1988).

Megabunus bergomas Chemini, 1985

Descrizione: Chemini C. 1985 - Megabunus bergomas n. sp. dalle Alpi italiane (Arachnida Opiliones). Bollettino della Società entomologica italiana 117 (1-3): 4-7.

Locus Typicus: Lombardia - Bergamo, Premolo, Forcella di Valmora m 2000.

Distribuzione generale: Prealpi Bergamasche.

Identificazione: In Italia sono presenti 4 specie di Megabunus distribuite lungo l'arco alpino. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione al microscopio stereoscopico della morfologia esterna e degli organi genitali facendo riferimento al lavoro di Chemini (1984, 1985b) e di Martens (1978).

Habitat, Ecologia: specie predatrice che si rinviene sulle pareti verticali molto esposte al di sopra del limite degli alberi, particolarmente su rocce leggermente alterate e fratturate al di sopra di macereti e prati scoscesi o presso i corsi d'acqua.

Distribuzione nelle Orobie: Ampiamente distribuita nel territorio del Parco, in Val Brembana questa specie è segnalata di: Oneta - Valle d'Arera m 2100-2300(Chemini,1985b), Oltre il Colle - Monte Arera m 2100, Oltre il Colle - alta Val Parina m 1800-1900 (Collezione Museo di Scienze Naturali Bergamo).

Amaurobius crassipalpis Canestrini & Pavesi, 1870

Descrizione: Canestrini & Pavesi, 1870, Archivio per la zoologia, l'anatomia e la fisiologia di Bologna 2(2): 41.

Locus typicus: non viene esplicitato nella descrizione dove viene indicato di Trentino e Canton Ticino.

Sinonimi: Amaurobius tessinensis Dresco, 1977.

Distribuzione: Alpi e Prealpi centrali.

Identificazione: In Italia settentrionale sono presenti 11 specie appartenenti al genere Amaurobius. La separazione dalle altre specie appartenenti allo stesso genere è possibile solo grazie all'osservazione al microscopio stereoscopico degli organi genitali bene illustrati da Pesarini (1991).

Habitat, Ecologia: Questa specie tesse una tela robusta e vischiosa dai riflessi bluastri con la quale costruisce tane cilindriche nelle fessure dei muri, sotto i sassi o alla base degli alberi. L'ingresso della tana è circondata da un groviglio di tela ad imbuto. Si tratta di un predatore notturno di altri artropodi del suolo. Comune nell'orizzonte collinare e montano in ambienti xerici ed ecotonali.

Distribuzione nelle Orobie: specie ampiamente diffusa nella nostra provincia la sua presenza nel Parco è confermata da diverse segnalazioni è comunque probabile si trovi comunemente in tutta l'area del Parco negli ambienti idonei fino ai 1200 metri di quota. In Val Brembana è segnalato di Oltre il Colle - Baite Menna e Roncobello - Val Secca (Pesarini 1991)

 

Abax (Abax) arerae Schauberger, 1927

Descrizione: Schauberger E. 1927 - Revision des Genus Abax Bon. Coleopterologisches Centralblatt 2(3/4): 121-134.

Locus Typicus: -

Distribuzione generale: Alpi Orobie e Prealpi Bergamasche.

Identificazione: sei specie appartenenti al genere Abax sono presenti in Lombardia (Monzini, 2008). L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla chiavi di Casale (2005) e di Porta (1923-1959) ed al confronto con esemplari già determinati.

Habitat, Ecologia: specie predatrice, eualpina, sublapidicola (Monzini, 2008). Le larve sono predatrici di oligocheti.

Note circa la distribuzione di questa specie vedi quanto scritto da Focarile e Casale (2007).

Distribuzione nelle Orobie: specie endemica delle Orobie ampiamente diffusa nel territorio del Parco. Diverse le segnalazioni per la Val Brembana: Baite del Menna, Corno Stella, Monte Arera m 2150, Averara - Cà San Marco m 1800, Averara - passo San Marco m 2000, Branzi - Laghi Gemelli, Carona - Rifugio Calvi - Lago Sardegnana m 1800-2000, Foppolo - Passo Dordona, Mezzoldo - passo San Simone m 2000, Oltre il Colle - val d'Arera m 2050, Piazzatorre, Roncobello - Passo Mezzeno (Collezioni Museo Scienze Naturali di Bergamo; Magistretti, 1965; Monzini, 2008)

Boldoriella concii folinii Monguzzi 1982

Descrizione: Monguzzi R., 1982 - Studi sul genere Boldoriella Jeannel: sistematica, geonemia, ecologia (Coleoptera Carabidae Trechinae). Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo civico di Storia Naturale di Milano 123 (2-3): 189-236.

Locus Typicus: Lombardia - Bergamo, Serina, Valpiana di Serina, faggeta sulle pendici nord del massiccio dell'Alben.

Distribuzione generale: Prealpi Bergamasche: Massiccio dell'Alben.

Identificazione: Il genere Boldoriella è endemico delle prealpi centrali e conta attualmente 17 specie suddivise in numerose sottospecie (Casale & Vigna Tagianti, 2005) tutte con areali di distribuzione assai ristretti. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla chiavi di Casale (2005), al lavoro di Monguzzi (1982) ed al confronto con esemplari già determinati da specialisti.

Habitat, Ecologia: specie predatrice ipogea, si rinviene in cavità naturali ed artificiali ed in ambiente sotterraneo superficiale.

Distribuzione nel Parco: le segnalazioni di questo taxa si trovano in una zona limitrofa al settore brembano del Parco, la Val Serina e nella Val Parina (Monguzzi, 1982; Monzini, 2008).

Carabus (Orinocarabus) castanopterus (Villa A. & Villa G.B., 1833)

Descrizione: Villa A., Villa G., 1833 - Coleoptera europae dupleta in collectione Villa. Milano : 1-66.

Locus Typicus: non definito.

Distribuzione: Alpi e Prealpi Centrali: dalla valle dell'Oglio a Est alle Prealpi Bergamasche e Lariane a Ovest e parte delle Alpi Retiche in provincia di Sondrio (Focarile & Casale 2007).

Identificazione: In Lombardia sono segnalate 21 specie appartenenti al genere Carabus (Monzini, 2008). L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla chiavi di Casale (2005), alla fauna d'Italia di Casale et al. (1982) ed al confronto con esemplari già determinati da specialisti.

Habitat, Ecologia: Specie predatrice montana, diffusa particolarmente in massicci calcarei, sublapidicola nei pascoli, lungo le morene, le doline, presso i nevai. Scende talora sotto il limite della vegetazione arborea, nel bosco di conifere, per esempio alla Presolana, pur preferendo le radure disboscate, le pietraie o comunque le zone denudate. Generalmente frequente dai 1600-1700 m sin oltre i 2500 m di quota. (Casale et al., 1982).

Distribuzione nel Parco: specie ampiamente distribuita nel territorio del Parco. In Val Brembana è segnalata di: Passo Portula, Monte Avaro, Baite del Menna, Massiccio Arera m 2000, Averara - passo San Marco m 2000, Branzi, Carona - sopra Rifugio Calvi m 2400, Carona - Monte Sardegnana m 1800, Carona - Rifugio Calvi, Foppolo - lago Moro, Oltre il Colle - Val d'Arera m 2050, Roncobello - Passo di Mezzeno, Roncobello m 1550 (Collezioni Museo Scienze Naturali di Bergamo); Pizzo dei Tre Signori (Franz, 1971); Pizzo Arera, Corno Stella, Val Sambuzza, Bocchetta di San Simone, Pizzo dei Tre Signori (Magistretti, 1965); Pizzo dei Tre Signori, Passo di San Marco, Branzi - Laghi Gemelli, Carona - Rifugio Calvi, Valleve - San Simone (Monzini, 2008).

Laemostenus (Antisphodrus) insubricus Ganglbauer, 1903

Descrizione: Ganglbauer L., 1902 - Die Rassen des Laemostenus elegans Dej. und cavicola Schaum.. Münchener Koleopterologische Zeitschrift 1: 222-229

Locus Typicus: Lombardia - Bergamo, Prealpi Bergamasche.

Distribuzione: Prealpi Centrali: dal Lago di Como al Lago di Iseo.

Identificazione: dodici specie appartenenti al genere Laemostenus sono segnalate nelle Alpi e Prealpi centro-orientali da Casale e Vigna Taglianti (2005). L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali basandosi sulla Revisione degli Sphodrina (Casale, 1988).

Habitat, Ecologia: specie predatrice, si rinviene frequentemente in ambiente eucavernicolo ed anche in ambiente sotterraneo superficiale ed eualpino sotto pietre e presso nevai a 1800-2200 metri di quota (Casale, 1988).

Distribuzione nel Parco: diverse le segnalazioni nel settore brembano del territorio del Parco delle Orobie: Valserina, Zambla m 1200 (Collezioni Museo Scienze Naturali di Bergamo); Averara - Tane 1412 Lo/Bg m 700, Olmo al Brembo - Büs del Magro 1057 Lo/Bg m 700 (Comotti, 1983); Camerata Cornello - Cespedosio, fessura sotto Cespedosio n.c. Lo/Bg m 1000, Oltre il Colle - Grotta sopra Zorzone n.c. Lo/Bg m 1170, Oltre il Colle - Zorzone, Buco della Volpe n.c. Lo/Bg m 1220 (Comotti, 1986); Monte Arera, Olmo al Brembo - Bico del Magro 1057 Lo (Magistretti, 1965); Oltre il Colle - Val Parina, canalone sulle pendici settentrionali dell'Alben m 1100 (Monguzzi, 1982, 1984).

Pseudoboldoria kruegeri orobica Vailati, 1988

Descrizione: Vailati D., 1988 - Studi sui Bathysciinae delle Prealpi centro-occidentali. Revisione sistematica, ecologia, biogeografia della "serie filetica di Boldoria" (Coleoptera Catopidae). Monografie di "Natura Bresciana" 11: 1-331.

Locus Typicus: Lombardia - Bergamo, Oltre il Colle, Val Parina, Pizzo Arera, m 1300

Distribuzione: Bergamasca.

Identificazione: genere endemico delle Prealpi Lombarde, comprende 14 specie con distribuzioni molto ristrette. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla chiavi di Vailati (1988) ed al confronto con esemplari già determinati da specialisti.

Habitat, Ecologia: saprofaga, come la sottospecie nominale si tratta di entità piuttosto euriecia e poco specializzata (Vailati, 1988).

Distribuzione nel Parco: nel settore brembano del territorio del Parco delle Orobie è segnalata di: Camerata Cornello - fessura sotto Cespedosio n.c. m 1000, Camerata Cornello - Monte Venturosa m 1960, Mezzoldo - Passo San Simone versante ovest m 1950- 2000, Olmo al Brembo - grotta Büs del Magro 1057 Lo m 700, Oltre il Colle - Val Parina, Pizzo Arera m 1300, Oltre il Colle - grotta Laca del Merlàs 1284 Lo m 1425, Oltre il Colle - Zambla m 1000, Oltre il Colle - grotta sopra Zorzone n.c. m 1170, Roncobello - m 1350, Roncobello - grotta Pozzo del Castello 1310 Lo m 1315, Valleve - Monte Pegherolo versante Est m 2000 (Vailati, 1988).

Pterostichus (Cheporus) dissimilis (Villa A. & Villa G.B., 1833)

Descrizione: Villa A., Villa G., 1833 - Coleoptera europae dupleta in collectione Villa. Milano : 1-66.

Locus Typicus: non definito.

Distribuzione: Alpi e Prealpi Centrali.

Identificazione: Monzini (2008) segnala 9 specie appartenenti al genere Pterostichus presenti in Lombardia. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla chiavi di Casale (2005) e di Porta (1923-1959) ed al confronto con esemplari già determinati da specialisti.

Habitat, Ecologia: predatore che si rinviene in ambiente silvicolo e in prati e radure dell'orizzonte montano.

Distribuzione nel Parco: diverse le segnalazioni riguardanti la specie nel settore brembano del territorio del Parco delle Orobie: Pizzo Arera, Carona, Foppolo, Piazzatorre (Casale et al., 2005); Baite del Menna, Zambla alta, Averara - Passo San Marco m 2000, Roncobello (Collezioni Museo Scienze Naturali di Bergamo); Orniga (Sic!), Corno Stella, Bocchetta di San Simone, Monte Pegherolo, Pizzo Arera, Mezzoldo, Oltre il Colle (Magistretti, 1965) Pizzo Arera, Mezzoldo, Oltre il Colle, Valleve - San Simone, Valtorta - Piani di Bobbio (Monzini, 2008).

Rhaetiella pinkeri (Jeannel, 1911)

Descrizione: Jeannel R., 1911 - Revision des Bathysciinae (Coléoptères, Silphides). Morphologie, distribution géographique, systématique. Arch. Zool. Expér. génér. 7: 270.

Locus Typicus: Lombardia - Lecco, Monte Grigna, Passo di Moncodeno m 1400-1500.

Sinonimi: Pholeonidius pinkeri Jeannel, 1911

Distribuzione: Prealpi lombarde.

Identificazione: genere endemico delle Prealpi centro-orientali recentemente istituito comprende 3 specie con distribuzioni molto ristrette. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali, facendo riferimento alla ridescrizione del genere di Giachino e Vailati (2005) ed al confronto con esemplari già determinati da specialisti.

Habitat, Ecologia: specie saprofaga endogea che si rinviene negli strati più superficiali del suolo. L'animale è anoftalmo, attero, privo di pigmentazione del tegumento (Zoia, 2008).

Distribuzione nel Parco: nel settore brembano del territorio del Parco delle Orobie è segnalata di: Averara - Tane 1412 Lo/Bg m 700, Oltre il Colle - Laca del Merlas 1284 Lo/Bg m 1425 (Comotti, 1983); Oltre il Colle - Büs de la Rasga 3529 Lo/Bg m 1260 (Comotti, 1986); Oltre il Colle - Val Parina, canalone sulle pendici settentrionali dell'Alben m 1100 (Monguzzi, 1984); Monte Cancervo (Zoia & Latella, 2005).

Bryaxis emilianus (Stolz,1926)

Descrizione: Stolz L. 1926 – Ein neuer Bythinus aus den Bergamasker Alpen – Kol. Rund. 12: 63.

Locus Typicus: Lombardia – Bergamo, Oltre il Colle, alla base del Pizzo Arera.

Distribuzione generale: Prealpi Lombarde.

Identificazione: In Italia il genere Bryaxis comprende 75 specie molte delle quali con distribuzione circoscritta ad aree limitate. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione al microscopio stereoscopico della morfologia esterna e degli organi genitali illustrati da Binaghi (1973).

Habitat, Ecologia: predatore endogeo, è stato raccolto setacciando foglie morte e radici e mediante lavaggio del terreno.

Distribuzione nel Parco: vi sono diverse segnalazioni all'interno del territorio del Parco. In Val Brembana nel territorio del Parco la specie è segnalata di: Oltre il Colle - ai piedi del Pizzo Arera (Stolz, 1926; Binaghi, 1973; Besuchet, 1980) e Oltre il Colle - Val Parina, canalone sulle pendici settentrionali dell'Alben m 1100 (Monghuzzi 1984).

Bryaxis pinkeri (Stolz,1917)

Descrizione: Stolz I., 1917 - Neu Bythinusarten aus Oberitalien und Sudtirol. Wiener entomologische Zeitung 36: 19-31.

Locus Typicus: Lombardia - Lecco, Monte Grigna, Passo Moncodeno.

Distribuzione: Prealpi Bergamasche e Lecchesi.

Identificazione: In Italia il genere Bryaxis comprende 75 specie molte delle quali con distribuzione circoscritta ad aree limitate. L'identificazione è possibile grazie all'osservazione della morfologia esterna e degli organi genitali utilizzando le chiavi di Binaghi (1973) e di Besuchet (1980).

Habitat, Ecologia: predatore di formazioni erbose montane (Poggi & Sabella, 2005).

Distribuzione nel Parco: In Val Brembana nel territorio del Parco la specie è segnalata di: Monte Arera m 1700 (Stolz, 1917), Oltre il Colle (Castellini, 1978), Pizzo Arera m 1700, Oltre il Colle (Besuchet, 1980), Oltre il Colle - Val Parina m 1100 (Monguzzi, 1982), Oltre il Colle - Val Parina, canalone sulle pendici settentrionali dell'Alben m 1100 (Monguzzi, 1984), Pizzo Arera m 1700 (Poggi & Sabella, 2005).

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Tutela e conservazione degli invertebrati

Come è facilmente intuibile dietro all'elevato numero di specie invertebrate si nasconde una complessità tale che rende difficile un approccio alla tutela ed alla conservazione di questi animali con i criteri che vengono comunemente utilizzati per i vertebrati, come sottolineato anche nella DGR del 20 aprile 2001 n. 7/4345.

Molteplici sono i motivi alla base di tale difficoltà, tra questi:

  • la difficoltà a reperire le informazioni di base sulle varie specie, infatti nonostante la ricerca entomologica in Italia sia molto attiva il numero degli entomologi è ancora troppo esiguo e solo per pochi gruppi la conoscenza sulla distribuzione delle specie si può considerare soddisfacente e può contare su dati sempre aggiornati inoltre le informazioni diventano spesso inadeguate quando si lavora su scale geografiche ridotte, ancora più lacunosa infine è la conoscenza sulla biologia e l'ecologia di molte specie di artropodi presenti sul nostro territorio.

  • La necessità di specialisti per il riconoscimento delle specie, la maggior parte di esse infatti (escluso alcune molto vistose e comuni) devono essere verificate da un entomologo specialista nel gruppo in questione in quanto per un non addetto ai lavori è facile cadere in errori grossolani.

  • I campionamenti sono piuttosto impegnativi sia che si tratti di raccolte effettuate con metodi standard quali i trappolaggi (trappole luminose, a caduta, cromotropiche, malaise ecc.) che richiedono un notevole impegno di tempo e di personale per le varie fasi operative: dal posizionamento e controllo, allo smistamento e preparazione del materiale raccolto che deve essere poi inviato in studio agli specialisti, sia per quanto riguarda le raccolte dirette di specie o gruppi particolari che richiedono un certo grado di conoscenze di base ed una notevole esperienza di campo. Inoltre è doveroso sottolineare come, anche all'interno della stessa famiglia, siano necessarie diverse tecniche di campionamento per poter avere una panoramica completa delle specie presenti in un ambiente.

  • Da quanto sopra evidenziato risulta anche difficile affidarsi e verificare segnalazioni (se non per specie particolarmente eclatanti) effettuate da non specialisti se non supportate dalla raccolta di campioni debitamente conservati e consultabili in collezioni pubbliche o private.

Nonostante questo rimane però l'importanza che questi animali rivestono nell'ambito della conservazione, gestione e tutela dell'ambiente naturale e della biodiversità. È senz'altro attraverso lo studio e la conoscenza degli invertebrati che emergono le peculiarità della fauna, sia a livello regionale sia nazionale. Se da un lato devono essere incrementati gli studi per ampliare le conoscenze sulla biodiversità dall'altro è importante operare, attraverso una gestione oculata del territorio, perché questa importante risorsa non vada persa. Per quanto riguarda gli endemiti citati si tratta in gran parte di specie legate ad ambienti sotterranei (cavità naturali o artificiali, miniere, ambiente sotterraneo superficiale), endogee (che vivono nel terreno) o epigee (che si rinvengono sulla superfice del suolo, nella lettiera, sotto i sassi ecc.). La gestione del territorio deve quindi prendere in considerazione le principali cause di minaccia che sono rappresentate da tutte le attività che vanno ad impattare con questi habitat e quindi quei lavori che prevedono scavi, movimentazione terra, sbancamenti, asportazione del manto erboso che distruggono irrimediabilmente gli ambienti che ospitano queste specie. Anche le opere che comportano l'ipermealizzazione del suolo, l'intercettazione e la captazione di ambienti sorgivi, soprattutto in ambiente carsico rappresentano un danno irrimediabile sia per le cenosi acquatiche sia per tutte le specie endogee ed epigee che richiedono elevati tassi di umidità per la loro sopravvivenza. 

Particolare attenzione deve essere prestata alla tutela delle grotte e degli ambienti ipogei, si tratta infatti di ecosistemi molto delicati dove l'uomo ha la possibilità di esplorare un ambiente, quello sotterraneo, difficilmente accessibile, varie specie endemiche sono note unicamente di grotta, alcune, come nel caso di Allegrettia tacoensissono conosciute di un'unica cavità, appare chiaro quindi come la salvaguardia dell'integrità dell'ambiente delle grotte in generale è fondamentale per la ricerca e lo studio della fauna ipogea.

Un altro ambiente che necessita un gestione corretta è quello del bosco, per le specie silvicole, è assolutamente indispensabile la difesa dell'ambiente "bosco", in particolare con mantenimento della copertura del suolo con foglie morte, rami e tronchi abbattuti, a diverso grado di decomposizione che costituiscono una condizione importante per la presenza di umidità con un graduale passaggio dallo strato più superficiale di detrito organico vegetale al sistema di microfessure della base di roccia attraverso i vari strati del terreno.

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