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L'avifauna

Le ricerche ornitologiche nella Bergamasca

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Gli studi ornitologici concernenti il territorio bergamasco hanno avuto carattere discontinuo nel corso del tempo; accanto ad una documentazione che conserva preziose testimonianze della situazione pregressa, rimangono pertanto anche numerose lacune storiche.

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Per quanto riguarda in particolare la Valle Brembana occorre innanzitutto fare menzione di un interessantissimo quanto poco noto contributo di ARRIGONI DEGLI ODDI, 1901, che pubblicò un dettagliato resoconto sull'avifauna della Valle Brembana, recentemente ripreso e commentato in CAIRO, 2006. Il lavoro citato è ricco di preziose informazioni storiche, fra cui la segnalazione di colonie nidificanti di Gracchio corallino sulle vette più elevate delle Alpi Orobie, l'ultimo dato relativo alla presenza in Bergamasca del Gipeto e alcune notizie su comparse di specie accidentali da allora non più segnalate in provincia.

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Successivamente, grazie al lavoro intrapreso da CAFFI, 1913, la Bergamasca potè disporre di un primo quadro dettagliato della situazione avifaunistica locale, attraverso una disamina di tutte le specie fino ad allora segnalate nel territorio provinciale. Sempre a questo periodo storico risalgono inoltre i contributi di MARTORELLI, 1913 e GHIDINI, 1913, che riportano le ultime notizie relative alla presenza locale dell'Avvoltoio monaco, oltre che un'interessante nota riguardante le catture di passeriformi di provenienza nordeuropea (PERLINI 1914). 

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Nei decenni successivi va ricordata l'opera di PESENTI, cui si devono numerosi contributi riguardanti in particolare la migrazione dei piccoli passeriformi nell'area prealpina; egli si incaricò anche di aggiornare il precedente lavoro di CAFFI, di cui comparve una nuova edizione nel 1950. 

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Il livello delle conoscenze sull'avifauna delle montagne bergamasche è notevolmente progredito in tempi recenti, grazie all'impegno profuso da numerosi appassionati, ma anche alla crescente diffusione della pratica del birdwatching. Si ricordano in particolare, fra le ricerche intraprese nel corso degli ultimi decenni del '900, la redazione degli atlanti ornitologici regionali relativi dapprima alle specie nidificanti (BRICHETTI, FASOLA 1990) e, successivamente, a quelle svernanti (FORNASARI ET AL. 1992). A livello locale contributi significativi hanno riguardato la stesura di una check-list provinciale degli uccelli nidificanti (CAIRO, PERUGINI 1986) e un'accurata indagine sull'avifauna della Valle Taleggio (PERUGINI 1991). Altri dati significativi provengono da ricerche compiute nell'ambito di studi multidisciplinari promossi e finanziati da amministrazioni locali (ANDREIS 1996). 

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Successivamente le indagini ornitologiche si sono maggiormente indirizzate verso tematiche più specifiche. Studi approfonditi su aspetti eco-etologici di specie di interesse conservazionistico sono stati oggetto sia di tesi di laurea inedite (BORDONARO 1992; BASSI 2001; CHEMOLLO 2006) che di recenti monitoraggi riguardanti le aree incluse nei Siti di Importanza Comunitaria (AA. VV. 2004a; LORENZI, FERLINGHETTI 2006). Il Gruppo Ornitologico Bergamasco ha inoltre messo a punto un lavoro di sintesi che ha inteso definire lo status attuale dell'avifauna a livello provinciale, attraverso la raccolta della ricca documentazione bibliografica e dei dati inediti disponibili (CAIRO ET AL. 2003). 

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Un buon grado di conoscenza su distribuzione e censimenti delle popolazioni si rileva per le specie di Galliformi alpini oggetto di prelievo venatorio, ossia Fagiano di monte e Coturnice (ARTUSO 2003; LUBRINI 2007; ARTUSO 2008). Altri significativi contributi alla conoscenza dell'avifauna provinciale provengono dai dati raccolti presso le stazioni di inanellamento, catalogati e pubblicati annualmente a cura della Regione Lombardia. 

Nel complesso le ricerche compiute nel corso degli ultimi decenni delineano un quadro generale sufficientemente dettagliato sulle specie di uccelli presenti nel territorio e, in minor misura, anche sulla loro distribuzione areale. Lo stato attuale delle conoscenze andrebbe opportunamente approfondito soprattutto in riferimento ad aspetti riguardanti il dettaglio della distribuzione locale delle specie, il loro grado di diffusione (censimenti in aree-campione) e le relazioni tra comunità avifaunistiche e modifiche ambientali in atto.

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Queste ed altre tematiche sono oggetto di ricerche in corso a cura del Gruppo Ornitologico Bergamasco; esse intendono apportare ulteriori informazioni anche sullo status attuale di conservazione delle specie maggiormente vulnerabili e sugli scenari che si prospettano a seguito delle modifiche ambientali in atto nel territorio. Fra le iniziative già avviate si segnalano in particolare quelle dedicate alla realizzazione del primo atlante ornitologico provinciale delle specie nidificanti, con raccolta dei dati riferita ad una griglia cartografica con reticolo di 5x5 km. Questo tipo di indagini, ideate nel progredito mondo naturalistico dei paesi anglosassoni e basate su attente ricognizioni del territorio considerato, conducono alla realizzazione di una serie di mappe e di elaborati grafici, corredati da testi di commento, che illustrano la distribuzione delle singole specie ed evidenziano le relazioni con gli aspetti ecologici. Questo genere di studi riveste grande valore dal punto di vista sia scientifico che conservazionistico, in quanto consente di verificare, a seguito di riscontri con dati pregressi e di ulteriori indagini in tempi posteriori, le variazioni nella distribuzione delle specie che rispecchiano le modifiche ambientali intervenute nel territorio ed il loro impatto sugli ecosistemi naturali.

L'ornitofauna per caratterizzare il territorio in chiave ecologica
 

Grazie alla notevole diversificazione degli ambienti naturali, il territorio della Valle Brembana presenta un ricco campionario delle principali specie di avifauna che hanno colonizzato la catena alpina. 

Vi sono complessivamente 126 specie, appartenenti a 16 Ordini e a 38 Famiglie. Le specie nidificanti, maggiormente significative per la caratterizzazione ambientale del territorio, ammontano a 99, di cui 30 appartengono ai Non-Passeriformi e 69 ai Passeriformi; nell'area della Val Brembana pertanto si riproduce pertanto il 63,5% delle 156 specie nidificanti in provincia di Bergamo (CAIRO et al., 2003b) e il 50,2% delle 197 nidificanti in Lombardia, a testimonianza della ricchezza e dell'importanza del patrimonio avifaunistico di questo territorio.
 

Caratterizzazione fenologica
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Riguardo alla caratterizzazione fenologica, cioè alle modalità di presenza nel territorio in relazione al ciclo annuale, sono state individuate cinque categorie principali, così contrassegnate:

Distribuzione fenologica

Come evidenziato nel grafico circa l'80% delle specie elencate appartiene alle categorie delle specie nidificanti (IA-IB-IC); circa la metà di esse rientra nel gruppo di quelle che si soffermano nell'area per l'intero corso dell'anno (IA).

Caratterizzazione ecologica

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Un'analoga disamina, limitatamente alle specie nidificanti, è stata approntata in riferimento alle preferenze ecologiche, relative agli ambienti utilizzati per la riproduzione (caselle a sfondo grigio). L'elaborazione dei dati ha preso in considerazione sia il complesso delle specie che quelle proprie esclusivamente delle singole tipologie ambientali considerate.

Numero di specie nidificanti
Numero di specie nidificanti esclusive
Il grafico, riferito a tutte le specie nidificanti nell'area, evidenzia l'importanza degli ecosistemi forestali di cui è ricca la Val Parina, la cui varietà nella composizione vegetazionale e soprattutto nella complessità ecologica, consente l'insediamento di comunità avifaunistiche particolarmente ricche e diversificate.

Anche prati e pascoli montani, in molti settori del Parco penalizzati dall'abbandono degli alpeggi di media quota e interessati da processi di riforestazione naturale, rappresentano ambienti fondamentali per alcune specie di elevato interesse naturalistico. Si evidenzia anche la progressiva diminuzione nel numero di specie nelle fasce altimetriche più elevate.

D'altra parte se si considerano unicamente le specie nidificanti in modo esclusivo in ciascuna tipologia ambientale si vede come, accanto ai centri abitati, frequentati da specie antropofile adattatesi alla nidificazione su manufatti, siano di estrema importanza le zone rupestri, in particolare da quelle associate alla presenza di pareti rocciose.

Per saperne di più

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