Area Wilderness - Val Parina
Camoscio
Rupicapra rupicapra Linnaeus 1758

Sistematica
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Superordine Ungulati
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Ordine Artiodattili
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Sottordine Ruminanti
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Famiglia Bovidi
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Sottofamiglia Caprine: Tribù Rupicaprini
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Sottospecie italiana: Rupicapra rupicapra rupicapra (Linnaeus, 1758)
Il camoscio è un ungulato (ossia un animale “provvisto di zoccoli”) appartenente alla famiglia dei Bovidi. Le sue caratteristiche anatomiche e morfologiche lo rendono perfettamente adatto a vivere nella fascia montana, fino a quote più elevate delle cime.
Maschi e femmine differiscono leggermente per dimensioni e peso.
Il suo manto è costituito da due tipi di pelo: quello più superficiale crea un isolamento termico che protegge l’animale; quello sottostante, fa da “coperta” in inverno e tende a diradarsi durante il caldo estivo. Il colore varia in base alla stagione: scuro, quasi nero in inverno, marroncino-rossastro in estate. Tipica della specie è la mascherina facciale, costituita da un contrasto tra fasce chiare e scure, che ne disegnano il muso. In entrambe i sessi sono presenti le corna, a sezione circolare e uncinate. Un’osservazione attenta di queste, porta facilmente all’identificazione di sesso ed età, nei maschi sono più robuste e uncinate (utile guardare la base delle corna, che per effetto della loro sezione sono più vicine).
Status
Tipico abitante dell'orizzonte montano, subalpino ed alpino, il Camoscio frequenta le aree forestali di conifere e latifoglie ricche di sottobosco ed intervallate da pareti rocciose e scoscese, le radure e i canaloni, i cespuglieti ad Ontano verde (Alnus viridis) e Rododendro (Rhododendron spp.) con alberi sparsi di Larice (Larix decidua), le boscaglie a Pino mugo (Pinus mugo), le praterie, i margini delle pietraie e, soprattutto, le cenge erbose al di sopra dei limiti della vegetazione arborea, sino all'orizzonte nivale.
In estate le femmine ed i giovani si tengono normalmente al di sopra del bosco, mentre i maschi adulti, tendenzialmente più solitari e dispersi sul territorio, occupano mediamente quote meno elevate; durante l'inverno i Camosci si ritirano verso zone rocciose situate al di sotto dei limiti del bosco ovvero sui pendii più ripidi e le creste ventose, con esposizioni prevalentemente meridionali. Le aree frequentate risultano in genere comprese tra i 1.000 e i 2.500 m di altitudine, ma colonizzazioni spontanee di aree boscate di bassa montagna, sino a livelli altitudinali di 400-500 m, sono note anche per l'Italia.
Problemi di conservazione
Il Camoscio delle Alpi rientra tra le specie oggetto di caccia e l'attuale gestione venatoria, pur decisamente migliorata nell'ultimo decennio, condiziona ancora parzialmente la distribuzione e soprattutto la struttura e la dinamica delle popolazioni, a causa di prelievi non sempre biologicamente corretti.
Sensibili risultano ancora le differenze esistenti tra aree soggette a diversi tipi di utilizzo venatorio ed aree protette; queste ultime hanno contribuito non poco alla ripresa della specie ed in esse si registrano ancora, in genere, le maggiori consistenze ed i valori più elevati di densità.
Degne di menzione per l'entità delle consistenze ed il mantenimento di strutture sufficientemente naturali risultano le popolazioni presenti nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e nel Parco Naturale delle Alpi Marittime, caratterizzate da valori di densità media primaverile di oltre 10 capi/100 ha, con un rapporto sessi di 1 maschio per 1,1-1,2 femmine.
Nell'ambito delle strategie di conservazione della specie risulta auspicabile un più efficiente controllo del bracconaggio ed un miglioramento della gestione venatoria, sia per quanto concerne l'applicazione di corrette metodologie di valutazione quantitativa, che di pianificazione del prelievo. Auspicabile, per un ulteriore ampliamento distributivo in alcune aree alpine circoscritte ed isolate, con ambiente idoneo ma di difficile colonizzazione spontanea, può risultare la realizzazione di reintroduzioni ovvero, in subordine, di ripopolamenti, purché opportunamente pianificati.
Al contrario, in rapporto ai potenziali problemi di interferenza tra specie, necessita un severo controllo la diffusione sull'arco alpino del Muflone (Ovis [orientalis] musimon), con una totale esclusione dalle aree di presenza attuale o potenziale del Camoscio delle Alpi.
Opportuno è altresì un maggior coordinamento nella pianificazione territoriale per limitare turbative di tipo turistico-sportivo (escursionismo nelle aree di estivazione, scialpinismo nei quartieri di svernamento, impiego di parapendii ed elicotteri) condizionanti la distribuzione spaziale e i ritmi di attività di questa specie, assai sensibile a fattori di disturbo non prevedibili.
Carta di idoneità ambientale
Carta di idoneità ambientale per Rupicapra rupicapra
Riquadrata in blu l'area approssimativa della Val Parina.
